11 settembre 2023

A NAPOLI CHIUDONO LE LIBRERIE E APRONO LE "BOLLETTERIE" - OVVERO SULLA SPARIZIONE DI NAPOLI

Tanti giornalisti, intellettuali ed opinionisti della nostra città affermano con una certa spocchia che Napoli starebbe vivendo un nuovo Rinascimento, e sotto più profili, come si conviene ad un'epoca tutta nuova. E così avremmo un rinascimento etico, culturale, politico, sociale e turistico. La cosa, da napoletano verace, non potrebbe che farmi piacere, se non fosse per il fatto che per le strade di Napoli più che nascituri vedo cadaveri dappertutto, e non mi riferisco solo a quelli di camorra, ai quali la città ha ormai fatto il callo. Ora, due sono le cose: o questi dell'intellighenzia napoletana non hanno una buona memoria dell'epoca rinascimentale o per rinascimento essi intendono più letteralmente il semplice fiorire di nuove cose.

Di nuove cose, in effetti, a Napoli ne sono spuntate tante in questi ultimi tempi. C'è una nuova camorra, più aggressiva, molto simile a quella degli anni '80, secondo quei ricorsi storici cari al nostro Vico, una nuova e più spasmodica ricerca del danaro in sé (non certo nel senso di uno stipendio più adeguato), un nuovo disprezzo verso l'essere vecchi, un disprezzo conforme peraltro ad una tendenza nazionale ed internazionale, un nuovo esercito di ignoranti che credono di essere più istruiti e colti dei loro avi solo perché, rispetto a quelli, usa lo smartphone per dirsi cose più ignoranti e meno colte di quelle che i loro antenati si scambiavano a voce o a penna, una nuova musica, la cosiddetta neomelodia, che scimmiotta generi nazionali, e non solo, senza metabolizzarne affatto il senso musicale e culturale per poter così creare sound originali, come faceva un napoletano vecchio stampo come Pino Daniele, un nuovo esercito di comici che fanno battute basate esclusivamente sull'imitazione ed il disprezzo del prossimo, una nuova e più vasta incapacità di leggere, che consiste nel non riuscire ad andare oltre due righe di un articolo (se non c'è il titolo, altrimenti una riga), cosa che sta portando alla quasi completa sparizione delle librerie e persino delle edicole, ornamenti dell'epoca prerinascimentale (ovvero medievale secondo la lettura di quella intellighenzia cittadina), librerie ed edicole che pullulavano ed infastidivano il formarsi di quelle prime paninoteche e di quei primi centri per le scommesse, prefiguranti l'epoca rinascimentale che stiamo vivendo adesso, epoca rinascimentale in cui chiude una libreria al mese per fare posto ad una nuova bolletteria, fino ad arrivare ad una nuova incapacità strutturale di sfruttare in maniera metodica i moderni flussi turistici, o a quel nuovo costume che consiste nello sporcare sistematicamente i monumenti, tipico di questi nuovi cittadini maggiormente sapienti ma incapaci di capire e difendere almeno le basi della loro storia.

Non c'è che dire, un vero e proprio quadro rinascimentale, pieno di colori e senza ombre, cosa che farebbe indispettire il nostro illustre ospite (Caravaggio) ed esultare Raffaello; d'altra parte non si parla di Rinascimento?!

A parte l'ironia, la cosa che più mi indispettisce di questa nostra intellighenzia cittadina è quel suo decantare, mostrandola a mani tese, quella napoletanità che sta sfiorendo ed imbruttendo paurosamente proprio tra quelle sue mani. Dappertutto c'è un vantarsi di quella napoletanità, di quella diversità, di quella originalità e creatività che ci ha sempre in effetti contraddistinto, senza accorgersi però che, come direbbe Nietzsche, si tratta di una napoletanità monumentale e sterile, non più viva, che non si sta trasformando, a mo' di bruco, in qualcosa di più bello e nuovo, ma in qualcosa di più brutto e stantio.

E così abbiamo, da un lato, dei cantori di una napoletanità che non c'è più, che la declamano in strada come sui media come se essa ci fosse ancora, e, dall'altro, dei cantori di una nuova napoletanità, che in effetti c'è, ma che non è assolutamente napoletanità, ovvero originalità, ma solo scimmiottatura di qualcosa che viene da fuori senza che se ne comprenda il senso e senza evidentemente farla originalmente propria, a mo' dei greci, ovvero dei nostri padri fondatori, che osservando questa nostra nuova originalità potrebbero persino arrivare a sputacchiarci in testa dall'alto del loro passato!

Giuseppe Albano

0 comments:

Posta un commento