22 settembre 2023

GUARDIOLA E COMPAGNI NON SONO "MAESTRI DI CALCIO", SONO "MAESTRI DEL PROPRIO CALCIO"




In questo articolo mi propongo due cose: la prima è di dimostrare che gli allenatori del cosiddetto "calcio totale", o giochisti, per usare una denominazione corrente, non sono affatto quei "maestri di calcio", come quasi unanimemente vengono considerati, ma, al contrario, essi ne rappresentano l'antitesi; la seconda è quella di spiegare come mai quel "tipo di calcio totale" - ed i suoi profeti come Guardiola, De Zerbi, Sarri e via dicendo - venga considerato come l'unico autentico calcio in circolazione, in contrapposizione a tutti gli altri modi di giocare che vengono sommariamente definiti, e non a caso, l'anticalcio.

Quei miei due propositi li svilupperò all'unisono, essendo entrambi figli di un unico equivoco di fondo. Introduco il mio ragionamento, a mo' di overture, con una raffica di domande retoriche che già di per sé sarebbero sufficienti come argomentazione.

Non è che questi cosiddetti "addestratori" abituino i loro calciatori ad essere accompagnati per mano in campo, rendendoli mentalmente come dei bambini incapaci di cavarsela da soli ogniqualvolta se ne presenta la necessità, al punto da dare l'impressione di essere come smarriti al primo cambiamento tattico?! Se questo addestramento fosse davvero valido, i giocatori non se lo ricorderebbero?! Come mai, invece, appaiono come degli uomini senza conoscenze quando vanno in mano ad altri?! Vuoi vedere che questi "addestratori" in realtà sono piuttosto dei domatori, degli incantatori che impongono il proprio credo calcistico ai giocatori piuttosto che insegnare loro il calcio in assoluto, con la conseguenza che fuori da quel contesto essi diventano degli autentici sprovveduti?! Non è che ciò che tali maestri insegnano è solo una specifica trama in cui tutto ruota e viene recitato alla perfezione fintanto che si rimane, appunto, quella specifica trama?! È davvero lecito, dunque, parlare in questo caso di "addestramento" o piuttosto bisognerebbe usare il termine "addomesticamento"?! In sostanza, non è che questi "maestri di calcio" siano dei domatori piuttosto che degli addestratori?! Non è che un allenatore come Allegri, tanto vituperato, in fin dei conti insegni ai calciatori come affrontare individualmente tutte le possibili situazioni in campo mettendoli così nelle condizioni di percepire le varie dinamiche di gioco nella loro totalità?!

Dopo queste domande, di per sé già indicative, passo subito alle risposte, ovvero all'argomentazione vera e propria.

L'equivoco su questi maestri di calcio votati al guardiolismo, come sommariamente oggi viene indicato il loro credo tattico, consiste, come già accennato in una di quelle mie domande, nel fatto di confondere un calcio particolare, come quello di Guardiola, con il calcio nella sua totalità. Non a caso si parla del calcio di Guardiola e del mondo che gli ruota intorno come idealizzazione del "calcio totale". In sostanza, senza che ci si accorga di nulla, viene completamente ribaltato lo stato delle cose. Le ragioni psicologiche che sono alla base di questo grottesco capovolgimento della realtà, che induce a credere che il "guardiolismo" rappresenti l'unico vero calcio in contrapposizione ad un presunto anticalcio, le spiegherò in un mio successivo articolo. Per il momento mi limito alla confusione terminologica.

Noi sappiamo che ai calciatori che sono agli ordini di questi giochisti vengono insegnati specifici movimenti affinché, attraverso questi, essi possano esprimere sul campo una determinata trama di gioco finalizzata, come è ovvio, alla realizzazione di reti. Questa trama di gioco, volendola definire sommariamente, consiste in reparti molto compatti ed interscambiabili, pressing alto, possesso palla, immediato recupero del pallone e presenza pressoché costante (come conseguenza delle prime dinamiche) nella trequarti campo avversaria. Fin qui nulla da eccepire. Si tratta certamente di un tipo di gioco, anche bello a vedersi, come tutto ciò che si dipana armonicamente e secondo una certa coralità, alla stregua di quei disegni tracciati dai ballerini durante le cerimonie d'apertura di mondiali, olimpiadi e quant'altro. L'equivoco, però, si cela proprio in quella armonia prestabilita. Quella totalità armonica, in cui questo calcio si manifesta, dove ogni particolare (ovvero ogni calciatore e relativo movimento) obbedisce ad un tutto che sembra divenire quasi autonomamente, viene confusa con il "calcio nella sua totalità". In sostanza la confusione consiste nel prendere quella specifica totalità, in cui si dipana lo specifico calcio espresso dalle squadre di questi giochisti, con la "totalità del calcio". Un equivoco davvero paradossale, oserei dire un "equivoco hegeliano", per chi ha familiarità con la filosofia.

Quel cosiddetto "calcio totale" è tale per la totalità delle sue dinamiche e non perché rappresenti il "calcio nella sua totalità". Anzi, non c'è nulla di più particolare di quel calcio, tanto particolare che necessita di un addestramento specifico e continuo, quasi ossessivo. Quello che, dunque, questi millantati maestri di calcio insegnano ai loro calciatori non è il calcio in quanto tale - ovvero nella sua totalità - ma il proprio calcio particolare, che prevede particolari e specifici movimenti. Questi allenatori sono come quei pessimi registi cinematografici che non insegnano ai giovani attori a recitare in assoluto ma a recitare solo la propria sceneggiatura e non oltre. Questi sedicenti maestri di calcio, insomma, insegnano il proprio modulo di calcio, non il "calcio". Questi allenatori rovesciano i crismi di ogni sano insegnamento. Il loro non è, infatti, un insegnare all'individuo gli "strumenti del calcio" da utilizzare in tutte le occasioni che si possono presentare, ma è, al contrario, un utilizzare l'individuo come strumento per il proprio modulo di gioco. Per tale ragione, questi allenatori sono tutt'altro che dei maestri di calcio, essi sono dei vanagloriosi maestri di se stessi; vogliono che i calciatori imparino a memoria il loro credo, non il "credo calcistico in quanto tale", non il "calcio in assoluto". Non è un caso che, al di fuori di quel contesto preparato da questi falsi profeti, i loro calciatori spesso appaiano spaesati. Essi, infatti, non hanno ricevuto un insegnamento individuale su come giocare a calcio in varie situazioni (il vero insegnamento) ma sono stati ammaestrati unicamente a svolgere quel determinato tipo di trama calcistica. Altro che insegnamento da calcio totale, dunque, questi calciatori hanno avuto un insegnamento fin troppo particolare! Essi diventano come dei pesci (e lo dico alla napoletana): fuori da quell'acqua profetica sono persi!

E voglio rimanere proprio nella nostra Napoli facendovi notare come siano in difficoltà oggi i nostri difensori solo perché Garcia ha chiesto loro di difendere "a uomo" dopo essere stati abituati solo a muoversi sincronicamente da Spalletti nel suo gioco "totalizzante". Pensate, dei difensori sono in difficoltà perché gli è stato chiesto di difendere! Praticamente un ossimoro! Questa è una lampante dimostrazione di come quei giochisti insegnino ai calciatori non "il calcio", ma il proprio calcio. Un allenatore vecchio stampo, come Trapattoni, insegnava ai suo difensori a difendere in tutte le situazioni immaginabili; questo spiega perché essi siano stati dei campioni, e perché lo siano stati ovunque.

Dopo Sarri i calciatori del Napoli apparivano spaesati, nonostante ci fosse in panchina uno come Ancelotti. Dopo Spalletti, i calciatori oggi pure appaiono spaesati nonostante abbiamo un allenatore esperto come Garcia. Se ad un calciatore come Koulibaly fosse stato insegnato a difendere in assoluto, e non solo a difendere relativamente ad un determinato contesto (come fatto da Sarri) forse avremmo avuto un altro Chiellini.

E non è un caso che oggi le partite finiscano con caterve di gol e un attaccante per essere considerato "buono" ne debba fare una trentina all'anno a fronte di quella quindicina di decenni fa. E deve essere invece visto come un caso di cultura il fatto che un maestro (vero) come Gianni Brera affermasse che la partita perfetta consiste in uno zero a zero senza palle gol mentre oggi, invece, almeno da un 5 a 5, dove peraltro ci si è mangiato parecchie reti.


Giuseppe Albano

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