19 settembre 2023

RUDI GARCIA UMILIATO DAI FONDAMENTALISTI DEL GUARDIOLISMO E DEL RISULTATISMO

Rudi Garcia è un uomo vittima di una vera e propria umiliazione che va avanti da circa due settimane. Una umiliazione che viene però da molto più lontano, che premeva forte per uscire dai cuori dei giornalisti sin dal giorno dell'annuncio del francese col rituale tweett presidenziale. La verità è che Garcia, proprio come era accaduto con Spalletti (ma qui la memoria, come al solito, diventa corta) fu accolto con il sospetto e la paura che fosse arrivato un autentico incapace, tanto è vero che la prima cosa che gli si raccomandò fu quella di non fare nulla, di non muovere niente rispetto a ciò che aveva trovato. Non c'è che dire, proprio una accoglienza carica di aspettative! Mi permetto di supporre che una tale raccomandazione non ci si sarebbe neanche sognato di farla ad un allenatore come Klopp.
Questa cattiva considerazione, anzi questa mancanza di considerazione per Garcia, si è tramutata inevitabilmente in umiliazione ai primi risultati negativi. E si tratta di una umiliazione senza via di scampo perché arriva dai due fronti opposti del campo di battaglia opinionistico.
Garcia si trova infatti in una morsa inquisitoria dove, da un lato, ci sono i fondamentalisti guardioliani, che nulla ammettono al di fuori del loro unico dio - il gioco corto e totale - e, dall'altro, i fondamentalisti del risultatismo, per i quali, invece, tutto è lecito nel calcio, purché porti alla vittoria. E siccome Garcia per propria costituzione, considerata la sua filosofia calcistica, non può in alcun modo soddisfare i primi, e, per il momento, visti gli ultimi risultati, non è riuscito neanche a soddisfare i secondi, ecco che il nostro malcapitato è bello e sistemato.
Il termine "umiliazione" da me utilizzato non è affatto esagerato, anzi forse è sin troppo leggero rispetto alla lapidazione mediatica che si sta infliggendo a Garcia, mentre gli si urla di non essere capace di fare l'unica cosa per cui sarebbe stato ingaggiato, ovvero quella di non fare nulla! Sì, perché le due chiese che stanno mettendo in croce Garcia (chiese che per l'occasione si sono misticamente unite, quando solitamente si combattono) non gli riconoscono praticamente neanche un minimo di competenza in ambito calcistico, finanche relativamente ai principi basilari di questo gioco. L'unica cosa che ci si sforza di riconoscere a Garcia è una non meglio definita "empatia con il gruppo", riconoscimento che alcuni giornalisti usano come zuccherino da offrire al francese dopo la profonda amarezza procuratagli per avergli tolto ogni stima.
Seguendo queste trasmissioni, sembra che tutti sappiano tutto del Calcio a parte proprio colui che ne dovrebbe, per statuto, saperne di più, o quanto meno saperne qualcosa: ovvero il povero Garcia. Giornalisti, ex calciatori, allenatori che non hanno fatto un centesimo della carriera del francese, direttori sportivi falliti, docenti universitari, scrittori, matematici, chirurghi, e chi più ne ha più ne metta. Sembra che tutti sappiano come si dovrebbe far giocare il Napoli a parte colui che ne è deputato. Praticamente il nostro attuale allenatore non saprebbe fare nulla e non capirebbe nulla. E secondo questi sapientoni di mariniana memoria la cosa che Garcia non riuscirebbe a capire più di ogni altra sarebbe, udite udite, il fatto di doversi unicamente limitare a mandare avanti un meccanismo che sarebbe lì già pronto al semplice uso, senza metterci né mano né testa, alla stregua di un operaio. A tal proposito, ho sentito usare, evidentemente non a caso, proprio il termine manutenzione. Non c'è cosa che, secondo questi sedicenti esperti, Garcia possa fare mettendoci del suo. Questo laico è privo di fare un solo passo che si allontani da quella sacralità in cui è immerso che immediatamente gli si imputa il reato di aver voluto interpretare a suo modo alcuni passi delle sacre scritture spallettiane, che si tratti della difesa "a uomo" sui calci d'angolo o dell'utilizzo di un trequartista che metta a repentaglio il verbo del 4-3-3 o di altro ancora. Questo povero cristo praticamente non si può muovere, che viene inviato al braccio secolare calcistico, reo di grave offesa verso rituali consolidati. È come se Garcia fosse arrivato in una sorta di cristalleria piena zeppa di pezzi pregiatissimi e dagli spazi angusti, dove anche un colpo di tosse può causare una catastrofe. "Garcia non deve fare nulla" - questa la summa del pensiero critico della stampa napoletana -. Mi chiedo cosa sia venuto a fare questo moderno angioino nella borbonica Napoli di oggi se deve quasi nascondere tutto di sé, persino il proprio nome.
Si accusa Garcia persino di essere incapace di capire di non essere capace. Lo si accusa di non abbracciare il verbo calcistico e di millantare invece un proprio credo tattico. Praticamente viene visto come un eretico. Lo si accusa, insomma, di non saper rinunciare a se stesso, al proprio "io", al suo essere Rudi Garcia. E pensare che, tra questi suoi detrattori, quelli guardioliani trovano del tutto normale una cosa del genere, e questo perché essi al francese non riconoscono neanche una filosofia di gioco, essendo la sua contraria a quell'unica filosofia che possa esistere per davvero secondo questi sacerdoti, adepti di un fondamentalismo così radicato nelle loro teste idealizzate che farebbe invidia persino ai più fondamentalisti del fondamentalismo islamico.
Se questo che avete finora letto non dovesse essere sufficiente per voi perché si possa parlare di umiliazione, ditemi allora quale potrebbe essere un ulteriore trattamento da riservare a Garcia capace di farvi cambiare idea in proposito. Forse la fucilazione?! No, meglio non evocarla neanche con ironia perché qualcuno, in questo clima da fondamentalismo, potrebbe prendervi sul serio.
Si accusa Rudi Garcia di qualsivoglia mancanza di conoscenza calcistica, dalle catene laterali alle diagonali, dalla circolazione del pallone al movimento dei calciatori, dalla distanza tra i reparti allo scalare dei protagonisti, dai meccanismi difensivi alle sostituzioni. Ci manca solo che accusino Garcia di non sapere che il pallone di Calcio è sferico e non ovale. Eppure, una così grande umiliazione a questi inquisitori non basta; vogliono una confessione totale. Essi vogliono che quella loro umiliazione sia capace di uno scorticamento professionale che arrivi fino al midollo. E allora si cimentano nel criticare Garcia finanche sulla preparazione precampionato, accusandolo di aver fatto svolgere alla squadra una "preparazione antiquata", contraria ad ogni credo contemporaneo. L'unica cosa certa che noi oggi sappiamo sul Napoli attuale, e che paradossalmente andrebbe vista a favore e a giustificazione di Garcia, non viene nemmeno citata. Mi riferisco al fatto che mentre Spalletti trovò calciatori affamati, Garcia li ha trovati sazi. Questa cosa quantomeno plausibile non la si ricorda minimamente pur di portare avanti quella propria convinzione contro il francese. 
Niente, dunque, proprio niente! Garcia non sa fare nulla! Questo allenatore è scarso nella sua totalità ed assolutezza. Oserei dire, dunque, di una scarsezza metafisica! In parole povere per questi sapientoni Garcia è scarso da ogni angolazione lo si guardi: tattica, psicologica, fisica, storica, matematica, geometrica, filosofica ecc. ecc. Praticamente un "non allenatore" più che un allenatore scarso.
La santa umiliazione di Rudi Garcia perpetrata da questi sacerdoti del guardiolismo e del risultatismo, raggiunge però il suo apice religioso quando gli consigliano, come ho già detto, di non metterci nulla di suo in questo Napoli. La frase, diventata ormai consuetudine, che esce come un libro stampato da questi cervelli tipografici, è sempre quella (e che ormai si sono dovuti stampare in testa anche i sapienti come me): "Garcia ha ereditato un meccanismo perfetto, quello spallettiano, che lui deve limitarsi a far scorrere, senza toccare nulla."
Usciamo dalla metafora religiosa e ritorniamo alla realtà più terra terra a cui entrambi questi due schieramenti appartengono. Secondo questi esperti di Calcio e di Psicologia, dunque, Garcia sarebbe venuto qui a fare praticamente da spettatore o al massimo da imitatore. Garcia dovrebbe fare finta di non essere Garcia e di vedere, guardandosi allo specchio, la sagoma di Spalletti, capelli compresi, o meglio non compresi. E hai voglia a spiegarglielo a questi sapientoni che è contro ogni elementare legge psicologica pretendere che un uomo non interpreti se stesso ma un altro. Gliel'ho spiegato in tutte le salse possibili e ripetutamente. La verità è che i sapientoni hanno come pallino quello di seguire solo le proprie idee, alle quali non rinunciano neanche di fronte all'evidenza.
Per concludere in bellezza, ora io mi chiedo e vi chiedo quale seria e sostanziale differenza vi sia tra il parlare e scrivere tipico di quei tanti popolani social che, obbedendo a quel solito meccanismo riflesso, se ne escono, alle prime difficoltà, con l'ormai rituale hashtag "out", e il parlare di questi sapientoni nei loro salotti televisivi e redazionali. L'unica differenza che io vedo consiste nel fatto che il parlare dei popolani social è formalmente da trogloditi e quello dei sapientoni formalmente forbito, arricchito da qualche latinismo, citazione letteraria o storica, nonché dalla solita statistica usata esclusivamente per appoggiare le proprie idee. Al posto di un semplice - "Strunz, vattene!" - vi è un - "Garcia, come Ancelotti, non sa allenare una squadra, sa al massimo solo tenere assieme dei campioni." - Onestamente, voi, oltre la forma delle parole, vedete una reale differenza?! Io, no di certo. Anzi, a voler essere pignoli, in un semplice "strunz" si può anche leggere solo una rabbia momentanea, mentre in un "Garcia non ha conoscenze calcistiche, oltre il semplice schierare la squadra" vi è qualcosa di ben più offensivo, perché si va a ledere il valore più intimo di un professionista. Insomma, in entrambi gli atteggiamenti (social-popolano e da salotto calcistico) c'è quella solita ed insana abitudine di buttare subito tutto nel cesso alle prime difficoltà. La cosa però è davvero grave quando questa insana abitudine si insinua negli analisti.


Di quel fondamentalismo guardiolano e dei loro sacerdoti mi occuperò nel prossimo articolo. E, credetemi, contro di loro mi eserciterò anche io, per ripicca, nella pratica della umiliazione, con la differenza che la mia sarà una umiliazione fondata su basi argomentative solidamente laiche e non farloccamente religiose, come quelle usate da questi sacerdoti nei confronti di Garcia.

Giuseppe Abano

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