25 settembre 2023

HA RAGIONE ZAZZARONI, NON È AMMISSIBILE UNA STAMPA SOCIAL

Ivan Zazzaroni
, pochi giorni fa, durante la sua partecipazione alla nuova trasmissione di Maurizio Biscardi, ha avuto il coraggio di sollevare la questione dell'ormai insostenibile appiattimento della stampa sportiva sul mondo social. Il direttore del Corriere dello Sport ha praticamente detto che non è deontologicamente accettabile che un giornalista invece di sforzarsi di essere autonomamente analitico nella valutazione degli eventi calcistici si faccia influenzare dall'istintualità della marea social, cercando di assecondarne le ridicole dinamiche allo scopo di cavalcare l'onda mediatica. Un giornalista non deve seguire un gregge, semmai deve orientarlo nella giusta direzione. In sostanza, Zazzaroni ha accusato i giornalisti di non fare i giornalisti.
Un esempio emblematico del problema posto in discussione da Zazzaroni, è stato, solo pochi giorni dopo il suo allarme, il modo assurdo e non analitico con cui è stata valutata la prestazione del Napoli a Bologna, dove agli azzurri è mancato solo il gol per suffragare col risultato una notevole prestazione. Sulla scia di farneticanti giudizi social che una volta si sarebbe detto da bar, frutto di una visione votata esclusivamente al risultato, una folla di questi giornalisti socializzatisi ha affermato l'esatto opposto di quanto visto, ovvero che il Napoli avrebbe fatto una partita scialba e non dissimile da quelle precedenti.
Il problema più grave è che questi sedicenti giornalisti si lasciano influenzare da quei farneticanti giudizi social non per un semplice tornaconto audience ma perché ormai, abituatisi da anni ad un tale appiattimento, hanno finito per perdere sul serio ogni capacità analitica, adattando le loro valutazioni (che valutazioni in realtà non sono) al solo risultato. In sostanza, il loro giudizio su una prestazione è buono se la squadra ha vinto, non buono se ha perso, così e così se ha pareggiato. Un un tipo di valutazione che si potrebbe ironicamente definire da tripla! Praticamente accade che i giornalisti seguono le cretinaggini dei tifosi social e questi, a loro volta, ripetono quello che ascoltano dai giornalisti. E così il circolo vizioso è compiuto.
Questa magra realtà giornalistica vale purtroppo non solo per il cosiddetto giornalista-tifoso, figura professionale a mio parere aberrante, ma anche per quei giornalisti che solo formalmente si atteggiano ancora a vecchi guerrieri della stampa di una volta, ma che in realtà si comportano anche loro come i peggiori tifosi da bar, ondivagando da un determinato giudizio al suo esatto opposto, facendosi guidare sempre e solo dall'umore indotto dal risultato di una partita.
Questo atteggiamento, gravemente antiprofessionale e deontologicamente immorale, è altamente diseducativo per una massa di tifosi già cretina di suo. In parole povere, questi giornalisti invece di migliorare le capacità cognitive e percettive di persone che sembrano appartenere ad un gregge che si muove all'unisono secondo la direzione del vento, le fanno ulteriormente rincretinire, assecondandone il comportamento, anzi entrando addirittura a farne parte. I cretini così, parafrasando Totò, passano a due!
Nulla di più di questo è la stampa sportiva italiana di oggi. Una situazione davvero raccapricciante per chi, come me, ritiene che il giornalismo rappresenti l'immagine del livello del mondo in cui si vive.
Venendo allo specifico della partita, il Napoli ha dominato contro il Bologna in lungo e in largo, su un campo dove gli avversari sono abitualmente costretti a subire tante azioni gol ed il gioco spumeggiante proposto da Thiago Motta. Inconcepibili le accuse mosse contro l'allenatore francese dopo il pareggio. Assurdo che quasi tutti questi analisti non si siano accorti delle giuste misure adottate da Garcia allo scopo di annichilire tatticamente una squadra molto forte come il Bologna, compresa la scelta di adattare Raspadori sulla fascia destra. A centrocampo non c'è stata storia, con Lobotka, Anguissa e Zielinsky dominatori assoluti. Raspadori poi, in un ruolo certamente non suo, ha fatto un grande primo tempo. Grazie alla sua intelligenza tattica, infatti, assolutamente incompresa da una stampa che non ha purtroppo la sua stessa intelligenza, Raspadori ha cucito il gioco alla perfezione, permettendo al Napoli di avere una notevole quadratura a centrocampo. Temo che il destino di Raspadori sia simile a quello di Hamsik, almeno fino a quando rimarrà in Italia.
Al Napoli è, dunque, mancato solo il gol, ovvero quel singolo evento fortuito (vedi il rigore sbagliato) dal quale una stampa analiticamente indecorosa ha fatto dipendere la sua intera analisi, che analisi non è.

Giuseppe Albano

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