13 settembre 2023

NAPOLI COME LA CHICAGO DI AL CAPONE - È LA CAPITALE DI MAZZETTOPOLI


Mi è facile dimostrare quanto avete letto nel titolo, e su questa mia presunta capacità dimostrativa in merito all'argomento in questione sareste pronti a darmi credito anche senza appurarla, considerata la reputazione che ha la città di Napoli anche presso la vostra mente. Ma se io vi dicessi che quel giro di mazzette coinvolge, proprio come avveniva nella Chicago di Al Capone, cosa che la cinematografia di alto livello ha messo più volte in risalto, non solo funzionari statali di piccolo calibro, come nel caso di esponenti dei Vigili Urbani, oppure di quegli abituali furbetti appartenenti alla Guardia di Finanza, prodighi nel chiudere un occhio, ed il più delle volte entrambi, oppure di quei rituali cani sciolti della Polizia e dell'Arma dei Carabinieri, ma persino giudici, capirete che la cosa diventa notevolmente difficile da dimostrare e molto grave nel caso la dimostrazione andasse in porto.

Per quanto il mio lavoro dialettico in questa dimostrazione possa apparirvi molto arduo, tanto da indurvi peraltro a pensare che esso richiederebbe delle autentiche prove piuttosto che una semplice abilità nel ragionare, vi posso garantire che nel caso di specie, come vedrete, occorre solo un po' di perspicacia nell'osservare gli eventi che si svolgono sotto i nostri occhi. E proprio per questo motivo le mie prove saranno indirette, sebbene ugualmente inconfutabili. Partirò da una realtà molto semplice, a cui ovviamente corrisponde la corruzione dei funzionari statali di gradino più basso, fino ad arrivare ad un caso molto grave, nel quale conseguentemente sarà coinvolto il più alto gradino nella scala dei difensori della legalità. Come avete visto, mi sono espresso al singolare, poiché mi basteranno solo tre singoli esempi allo scopo di rendere inoppugnabile non solo l'idea che a Napoli, come peraltro in qualunque altra metropoli, girino mazzette di danaro, ma anche quanto questo stesso giro non rappresenti un insieme di casi giustapposti, ma un autentico sistema di corruzione che la criminalità, complice quella nostrana sottocultura fatta di scarsa percezione della sacralità della Legge, ha saputo diffondere ovunque, trovando terreno fertile proprio in quelle strutture statali che dovrebbero prevenirne gli atti corruttivi.

Comincio, dunque, col più elementare degli esempi, che ha già bella ed incorporata in sé la prova della complicità dei cittadini (figlia di quella sottocultura di cui sopra) e, cosa ben peggiore, della complicità di quei funzionari statali dediti al controllo più elementare che ci sia, quello delle strade; una complicità però non solo fatta di sottocultura ma arricchita col danaro. Mi riferisco al fenomeno, misteriosamente mai risolto, dei parcheggiatori abusivi. Penso di non sbagliarmi se affermo che i parcheggi abusivi si trovano nelle strade e nelle piazze, e mi permetto altresì l'ardire di affermare che le strade e le piazze napoletane (come quelle di spaccio a Caivano) non siano presenti sotto la superficie terrestre in prossimità del centro della terra, dove occorrerebbero degli eroi come quelli immaginati da Jules Verne per scovarli. Ora io mi chiedo - cosa che certamente vi sarete chiesta voi stessi tante volte - come sia possibile che in una metropoli, per giunta neanche troppo grande, dove le piazze e le vie per parcheggiare sono dunque abbastanza contate, non si si riesca ad eliminare un problema che richiederebbe quel semplicissimo e previsto pattugliamento spettante a vigili urbani, poliziotti e così via. È del tutto evidente che questi parcheggiatori abusivi, un po' come le prostitute, facciano parte del gradino più basso di quella lunga scalinata che si chiama camorra. Ed è altrettanto evidente che, ove ci sia la camorra, girano tanti soldi, e che ovunque girino tanti soldi girano mazzette affinché quei soldi (mazzette comprese) possano continuare a girare liberamente. Pensate che, pochi giorni fa, alcuni parcheggiatori abusivi si sono permessi di sequestrare (avete letto bene, proprio sequestrare) un malcapitato che non voleva (e ci mancherebbe) pagare i parcheggiatori aguzzini. Durante il sequestro lampo, questi loschi individui hanno chiesto come riscatto per liberare l'automobilista (avete letto bene persino questa volta: riscatto per liberarlo) la modica cifra di 60 euro. Devo proprio darvi la soluzione a quel mistero che vede le istituzioni locali non riuscire ad eliminare un fenomeno che richiederebbe solo il più cretino dei pattugliamenti, considerato che, se non proprio le sagome dei parcheggiatori, che a Mergellina ad esempio potrebbero nascondersi dietro gli scogli, almeno quelle delle auto da loro custodite sono ben visibili?! Vi devo forse dare una mano, nella vostra soluzione a tale problema, dicendovi che i parcheggiatori abusivi pagano tangenti di centinaia di euro perché possano espletare il loro invisibile lavoro?! E dopo questa aggiunta vi devo forse dare un'ulteriore mano anche a capire come mai questi parcheggiatori, insieme alle loro auto, abbiano il dono della invisibilità?! - E non si può che ipotizzare un tale dono, visto che essi agiscono e si trovano alla luce del Sole, della Luna, delle stelle e dei lampioni! Vi devo proprio indicare quale sia quella pozione magica che li rende invisibili?! Come vedete, a mo' di Platone - che in un suo famoso dialogo, allo scopo di illustrare come ciascun uomo possa arrivare da solo a ricordare conoscenze che gli sono connaturate, interroga uno schiavo ignorante in geometria fino ad indurlo a dimostrare da solo teoremi difficili - io vi ho portato così bene sulla giusta via che neanche ve l'ho voluta mostrare.

Passiamo ad un secondo caso, che potremmo definire intermedio, come intermedi sono i gradini di quella scala statale a cui appartengono coloro che sono abilitati ad affrontarlo: mi riferisco al caso delle piazze di spaccio. Anche qui, come vedete, non c'entra la misteriosa e buia Napoli sotterranea, ma sempre e solo la soleggiata città che affaccia sull'azzurro mare. Ebbene, se io chiedessi ad uno qualunque di quegli iconici bambini napoletani già svezzati alla vita, dove si trovino delle belle piazze di spaccio all'interno del suo quartiere, egli - ovviamente dopo una buona mazzetta (pardon, volevo dire buona mancia) - mi condurrebbe bellamente per mano ad una di quelle piazze, e finanche davanti al suo parcheggiatore (ovviamente abusivo), con la stessa scaltrezza con cui il tassista di una famosa barzelletta di Gino Rivieccio, intento ad arrivare allo stadio, porta il comico direttamente negli spogliatoi del Napoli, visto che il parcheggiatore assomiglia a Bruscolotti. In sostanza, come avrete certamente capito, le piazze di spaccio a Napoli sono conosciutissime, con tanto di nome delle stesse presenti sulle rituali targhette, nonché munite dell'esatto numero civico corrispondente alle abitazioni dei boss dalle quali questi osservano, come facevano i signori feudali con i loro sudditi, come proficuamente procede il lavoro dei loro sottoposti. Ora oso chiedervi se io possa azzardare, senza essere accusato di superficialità e faciloneria, che, come quelle piazze di spaccio le conoscono i bambini, come le conoscono i semplici cittadini, come le conoscono i giornalisti delle tv regionali, che ce le indicano quasi ossessivamente sulle cartine cittadine, nelle fotografie e nelle riprese video, le conoscano anche la Polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, e compagnia statale. E vi chiedo - se è vero come è vero che le forze dell'ordine non possano non conoscerle, se è vero come è vero che a Caivano è bastato un solo giorno perché le occupassero prima i cittadini stessi (che le conoscevano da anni) e poi le forze dell'ordine con un blitz (e tutto questo solo dopo la brutalità di cui sono state vittime due bambine, altrimenti oggi quelle piazze di spaccio svolgerebbero il loro ruolo abituale) - vi chiedo, dicevo, se io non possa tranquillamente arrivare alla prova, sebbene indiretta, che anche qui ci sia un giro di mazzette per i difensori della Legge, proprio come nel fenomeno del parcheggio abusivo, con la sola variante che in questo caso di danaro (trattandosi di droga) ne scorre molto di più e che le mazzette siano conseguentemente più adeguate al rango dei gradini statali coinvolti. È inutile che si cerchi di confutarmi; è inutile che ci si scandalizzi perché parliamo di forze dell'ordine! ...qui, a Napoli, si chiudono gli occhi a colpi di mazzette, mazzette a mitraglietta!

Veniamo al terzo caso. Qui la gravità è cosi alta e così lampante che mi potrò permettere di essere brevissimo, lì dove invece ci si sarebbe aspettato, parlando di giudici, ovvero del più alto gradino dei difensori della Legge, una lunghissima argomentazione. A Napoli (e provincia), sin da quando io ero un bambino, è abitudine che girino per strada camorristi condannati precedentemente per omicidio. Ora noi tutti sappiamo (anche quelli più ignoranti in materia) che l'omicidio premeditato richiede l'ergastolo. La premeditazione, infatti, viene considerata una aggravante della volontarietà, per la quale sono previsti circa 30 anni. Ora, siccome gli omicidi di camorra sono certamente premeditati, infatti essi vengono addirittura pianificati, come è possibile sentire spesso i giornalisti, dopo alcuni omicidi di camorra, informarci che i killer erano stati precedentemente condannati per omicidi, sempre di camorra?! E aggiungo che a volte questi killer appaiono persino giovani! Ci sono tanti casi che potrei elencare di omicidi di camorra (premeditati), alcuni dei quali peraltro hanno avuto come vittime donne e uomini perbene che avevano voluto difendere dalla criminalità se stessi o addirittura la salute dei propri bambini, che hanno portato a condanne inferiori a 30 anni di galera (in alcuni casi solo 15) e che, con i soliti benefici, sono state in pratica derubricate a quelle comminate per reati molto minori, come furti e truffe. Vi lascio proseguire da soli, se proprio vi divertite, nella ricostruzione di questo puzzle, solo più grande di quelli precedenti, ma del tutto simile.

Chiudo dicendo la cosa più importante e grave di tutte - questa sì di difficile definizione, tanto difficile che richiederebbe, per essere inquadrata con precisione, articoli ben più profondi di questo, e per la sua effettiva risoluzione interventi politico-socio-istituzionali di così ampio raggio rispetto ai quali quegli sporadici blitz sono ancor più inefficaci del mio articolo. Questa cosa grave consiste nel fatto che, come ho accennato all'inizio, la corruzione a Napoli è sistemica e non formata da un insieme disarticolato di atti corruttivi più o meno gravi, come accade ovunque. E questo perché, nel più piccolo di questi fenomeni (quello dei parcheggiatori abusivi) come nel più grande di essi (che vede coinvolti gli alti apparati della giustizia) vi è un'unica organizzazione che opera: la camorra. Questo fa sì che non vi sia una semplice giustapposizione di atti corruttivi, isolabili ed affrontabili singolarmente, ma una sistematicità corruttiva che pone in stretta relazione quei variegati elementi fuorilegge e devianti, fino a creare, come già si è detto tante volte in passato, una sorta di stato all'interno dello Stato, con tanto di popolazione, sistemi finanziari, soldati, complicità ecc. ecc. Ed il problema apparirà in tutta la sua reale (immensa) vastità se si pensa che un sistema di corruzione è circolare e non lineare. Come la differenza tra una linea ed un cerchio consiste nel fatto che mentre su una linea si può individuare un punto di partenza, su un cerchio può essere assunto come inizio uno qualunque dei suoi punti, così la differenza tra una normale corruzione ed una sistemica è che mentre la prima offre la possibilità di individuarne la fonte (l'inizio), la seconda si è strutturata in modo tale che ormai non si può più stabilire a priori se l'inizio sia nella criminalità organizzata o nello Stato che da quella si è fatta totalmente corrompere. Ogni punto può essere visto come l'inizio, la fonte del problema. Non si può più stabilire con certezza che da una parte c'è la Legge e dall'altra la corruzione, se non formalmente. E' il sistema in sé che è corrotto, e proprio per questo quando ci sono giudici che davvero vogliono combatterlo essi vengono visti come eroi dalla gente e come delle anomalie dallo Stato, che li elimina. Vai a sapere, per esempio, dopo la certificazione dei patti tra Stato e mafia, chi abbia ucciso davvero Falcone e Borsellino. E non a caso la risposta spesso è: "È stato il sistema!" Ed in questo caso non è la solita sciocca risposta complottistica. Vi sarete accorti che i politici li ho tenuti sullo sfondo, e questo non perché li abbia voluti salvare, ma per una forma di carità cristiana nei loro confronti, considerato il livello infimo dei politici locali e quel desolante quanto marginale ruolo di intermediazione che hanno in quel sistema. Una volta i politici napoletani erano in prima fila nella corruzione; a loro modo, dalla parte del male, erano dei giganti. Oggi vivacchiano nel mezzo, che è ben altra cosa di quel centro di democristiana memoria.

Giuseppe Albano

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